RitmoInLevare intervista DubMarta

 

RitmoInLevare intervsta l’artista DubMarta

Marta Riccardi in arte DubMarta è una bassista e cantante partenopea che vive tra Napoli e Londra, la sua musica è un mix tra reggae, dub e soul di cui lei stessa scrive testi, musica e arrangiamenti.

In questi ultimi anni si è esibita in molti locali famosi di Londra e in numerosi festival in giro per l’Europa, tra cui il One Love Festival (UK), il Rototom Sunsplash (Spagna) e il Boomtown Fair (UK).

Molte sono state le sue collaborazioni con artisti e famosi producer del panorama reggae internazionale come Earl 16, Dennis Alcapone, Earl Zero, Ranking Joe, Dougie Conscious (Conscious Sounds), Madaski (Africa Unite/The Dub Sync), Neil Perch (Zion Train), Pier Paolo Polcari (Almamegretta) e Paolo Baldini DubFiles (La Tempesta).

L’artista napoletana ha pubblicato il 20 ottobre 2023 il suo nuovissimo album dal titolo “Island Wave”, e noi abbiamo l’onore di farci raccontare un pò su questo suo nuovo lavoro.

1. Ciao Marta, per prima cosa ti diamo il benvenuto sul nostro portale RitmoInLevare, partiamo con la prima domanda: Come hai conosciuto e ti sei avvicinata alla musica Reggae/Dub!

1. La prima volta che ho ascoltato il reggae avevo tredici anni, avevo trovato una cassetta di “Uprising” di Bob Marley tra la musica di mia madre. Ricordo che sono stata subito affascinata e ammaliata dal sound e dalla voce di Bob, ma quello che mi ha totalmente stregata sono state le linee di basso di Aston ‘Family Man’ Barret. È stato il primo momento in cui ho realizzato e percepito il suono del basso in tutta la sua bellezza e rotondità, me ne sono innamorata e da quel momento ho deciso che avrei voluto imparare a suonare questo strumento. Negli anni seguenti ho approfondito i miei ascolti scavando nelle produzioni giamaicane, roots, ska, dance-hall, fino ad approdare al dub di King Tubby, Scientist e a quello inglese di Mad Professor, O.N.U sound, Dub Syndicate e altri. Del reggae italiano posso dire che ho ascoltato molto gli Africa Unite e un posto speciale lo hanno gli Almamegretta. Infatti collaborare a questo album con Pier Paolo Polcari degli Alma è stato un grande onore.

2. Seconda domanda: com’è nato questo progetto?

2. Dopo alcuni anni in cui suonavo il basso in varie band di Napoli come session player suonando diversi generi, dalla world music all’hip-hop, passando per funk, ska-reggae, rock e jazz, ho sentito il bisogno di iniziare a comporre musica mia allo stesso tempo, e comporre pezzi reggae è avvenuto in maniera naturale. Dopo aver scritto qualche brano (musica e parole) ho deciso di registrarli in studio al basso e alla voce, accompagnata da amici musicisti che hanno suonato gli altri strumenti. Ho fatto ascoltare un pezzo a Neil Perch (Zion Train) che mi ha proposto di stamparlo sulla sua etichetta Deep Root Universal Egg, ed è stato così che è uscito “Forward” su vinile 7”. Mi ero da poco trasferita a Londra, dopo aver visto che il pezzo era piaciuto al pubblico andando sold out in poco tempo, ho deciso di formare una band e di cominciare a esibirmi dal vivo come DubMarta. Allo stesso tempo ho sempre continuato a suonare il basso anche con altri gruppi e questo mi ha permesso di conoscere molti bravissimi musicisti e crescere musicalmente. Infatti suono con piacere anche altri generi di musica, funk e soul tra i miei preferiti.

3. Abbiamo ascoltato l’album che è composto da 9 tracce che lo compongono, dicci qualcosa in merito.

3. L’isola è il tema ricorrente che dà il titolo all’album, intesa sia in senso geografico che metaforico di uno spazio intimo in cui creare e riflettere. Le nove canzoni di Island Wave sono state scritte in un’isola o ispirate da momenti ed esperienze vissuti su di essa.
Le musiche, interamente scritte, arrangiate e prodotte da me, sono un mix di roots- reggae, dub, sound system stepper che si incastrano con melodie e armonizzazioni vocali ispirate alle sonorità reggae ma che hanno anche una forte componente soul. Alcune tracce, come “Walking in the Jungle” e “New Day” grazie alla co-produzione con Pier Paolo Polcari (Almamegretta) hanno sonorità che inglobano elementi di elettronica e world music, insieme anche a “Remember The Truth” in cui c’è una componente latin che rinforza la ritmica cadenzata della cassa in quattro. I fiati hanno un ruolo di spicco in quasi tutte le tracce con riff incisivi che caratterizzano le varie parti dei pezzi di intro, bridge e outro. “Something About Us” è una cover riarrangiata in chiave reggae del pezzo dei Daft Punk contenuto nell’album Discovery, in cui la parte di synth originale diventa un assolo di trombone nella versione di DubMarta.
La componente dub è comunque predominante nell’album, sia per quanto riguarda il missaggio a cura di Paolo Baldini DubFiles, che non si è risparmiato in quanto a delay e reverberi, ma anche per la presenza di alcuni brani, come “Connection” e “Revolution” che hanno una produzione più minimale, con sonorità ispirate al dub inglese. Infine i due Dub Mix di “Revolution” e “This Is My Home”, rispettivamente di Dougie Conscious e DubFiles contribusicono a far immergere totalmente l’ascoltatore nel mio universo dub.

4. Alla realizzazione dell’album hanno partecipato molti artisti importanti, quale è stato il rapporto con loro.

4. Si è instaurato subito un rapporto di amicizia e reciproca stima, rinforzata dalla nostra collaborazione. Ho imparato molto durante la realizzazione di questo album, sia Paolo Baldini che Pier Paolo Polcari mi hanno da subito supportata e sono stati molto disponibili con me e per questo li ringrazio molto. Con Dougie Conscious la collaborazione è iniziata già tempo prima di quest’album, ho registrato il basso su un bel pò di sue produzioni e tutt’ora stiamo lavorando insieme a cose nuove per release futuri.

5. Raccontaci un aneddoto curioso che ti è capitato durante la realizzazione di questo ultimo lavoro.

5. Ho iniziato a registrare l’album in UK per poi terminare le registrazioni a Napoli. L’album è stato registrato in vari studi tra cui il Mellow Vibes di Murray Man a Birmigham. Mi aveva contattata Murray per registrare il basso su alcune sue produzioni, insieme anche a Ashanti Selah al piano ed altri musicisti. Iniziamo le registrazioni di mattina e praticamente non ho mai più visto la luce fino quasi al giorno dopo. Mi sono ritrovata a fare una session lunghissima e alla fine della session ci siamo messi a jammare sui alcuni dei miei pezzi ed è così che sono state registrate le parti di piano e organo da Ashanti Selah su “This Is My Home” e “Remember the Truth”.

6. Marta, tu vivi tra Italia e Inghilterra, cosa distingue maggiormente la scena reggae italiana attuale a quella inglese, vista la tua esperienza?

6. La prima cosa che mi viene in mente è che la scena reggae inglese per certi aspetti segue meno le tendenze ed è più radicata alla cultura giamaicana in maniera diretta, anche perché dal punto di vista storico c’è stata e c’è tutt’oggi una presenza massiccia di persone con un background caraibico che vive in UK. Questo non significa che in Italia il reggae non sia autentico e sentito da parte degli artisti. Personalmente io mi sento molto più a mio agio nell’essere ispirata dal reggae e dub come linguaggio, interpretarlo in maniera personale e contaminarlo, anziché cercare di imitare in tutto e per tutto gli artisti giamaicani.

7. Se avresti voluto inserire nell’album una featuring con artista tuo preferito, chi avresti scelto?

7. Ne avrei inseriti tantissimi, non è facile rispondere, ma sicuramento un’artista che adoro e con cui mi piacerebbe collaborare è Horace Andy. Anche registrare il basso con Sly Dunbar alla batteria è un mio sogno.

8. Cosa dobbiamo aspettarci dopo l’uscita dell’album, seguirà un tour? (Ci sarà una band o dj set)

8. A breve presenterò il disco a Londra e a Napoli subito dopo. Il tour inizierà nel 2024, con una band in trio e quintetto.

9. In chiusura ti chiediamo di fare un saluto ai nostri lettori!

9. Un saluto caloroso a tutti i lettori di RitmoInLevare! Se vi piace la mia musica ascoltate e diffondete! One Love, DubMarta



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